domenica 14 ottobre 2018


D-8 
No, non sto giocando a battaglia navale, ma sto pensando ai tasti di un vecchio Juke-box. I più giovani nemmeno sapranno di cosa sto parlando (salvo precisa volontà di fare una ricerca su Wikipedia), ma queste macchinette infernali erano una vera meraviglia. 
Inserivi una moneta da cinquanta lire digitavi un numero (quel D-8 di cui parlavo all’inizio ad esempio) e si compiva un miracolo: un piccolo disco di colore nero veniva scelto tra centinaia e grazie ad un braccio meccanico, veniva posto su un piatto su cui scendeva una puntina in diamante. A quel punto, musiche pop e rock si diffondevano nell’aria diffondendo allegria.
Potevi trovarci brani di moda o vecchi classici, dischi quasi consumati, gracchianti, ma che scaldavano l’atmosfera di un locale. 
“Quindi? Mettevi la moneta, schiacciavi un tasto e ascoltavi una canzone? Beh puoi farlo anche oggi caro il mio babbione: si chiama playlist. Mamma mia quanto sei vetusto” - rimprovererebbe un giovin internettuoso.
Ed è vero. Oggi è facile fruire di musica. Tutto è disponibile, dai classici alle novità e con un semplice click o passando un dito sul display di un telefono.
Ma il juke-box era romantico, scorrevi la lista dei brani disponibili, dovevi scegliere oculatamente ciò che avresti dovuto ascoltare e poi “clack” il rumore meccanico dei tasti, confermava la scelta effettuata. Insomma rumori che avevano una poesia, che creavano anche aspettativa perché chiunque fosse presente nel locale, sperava che la canzone scelta fosse di suo gradimento.
C’è solo una cosa che non cambia da quei tempi, un altro classico che non tramonta mai, ovvero qualcuno che ti urli “echeccavolo. E abbassa quel volume!”


Per l'immagine © Aventi diritto

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