il titolo dice tutto quindi...
Arthur Serpis ©2000-2006 by Daniele "tarlo" Tarlazzi
OcculTARLO, DepisTARLO, BoicotTARLO, ScarTARLO, InvenTarlo, AgiTarlo ma non mescolarlo... ovvero quasi quotidiano di varie amenità, storie, vignette, momenti di vita, pensieri e parole di un "Tarlo" qualunque
il titolo dice tutto quindi...
Arthur Serpis ©2000-2006 by Daniele "tarlo" Tarlazzi
Ok, smetto di fare il "duro" ed ammetto che a volte son sensibile alla poesia; mi affascinano rime, versi e prosa. In poche righe vengono sintetizzati sentimenti, passioni, amori, vita, morte risate e drammi. Come si può non restare incantati da un arte così complessa e difficile? Ogni essere umano, nel profondo del suo animo, in fondo è un po' poeta. Chi non ha mai scritto una poesia per la propria amata o per chi ne fa le veci? Tutti lo abbiamo fatto... io compreso. Così è nata quest'ode alla bistecca...
Ode alla bistecca
"Mi scusi l'ardire
e se non trovo le parole
di mostrarle l'ardore
che questo caldo rubò
Mi scusi lo sguardo
e perdoni se ardo
di calor estivo
squagliandomi vivo.
In questo momento
sento un fermento
o forse è appetito
...mi sento smarrito:
Ora ho mangiato e mi sono pentito."
"PoeTarlo"
Tanto tempo fa arrivarono in Italia i primissimi cartoni animati giapponesi; come dimenticare il Grande Mazinga, Goldrake, Mazinga Z... erano tempi eroici e la televisione, forse, non ci aveva ancora bruciato il cervello.
Negli episodi di Mazinga c'era un buffo comprimario si chiamava "Boss". Chi di voi non ha mai visto questi cartoni animati sappia che fu anche merito di Boss e del suo "Boss robot" se Mazinga vinse il male.
Bene qualcuno afferma che ci siano somiglianze tra il sottoscritto e "Boss"... Naturalmente sono tutte illazioni prive di qualsiasi fondamento!
Scherzi a parte: desidero ringraziare di cuore l'amico "Ronzello" (se non ricordate il suo post in queste pagine, cliccate sul suo nickname) un modellista davvero unico che mi ha omaggiato con questo preziosissimo modellino. E' davvero stata una sorpresa che mi ha commosso e della quale andrò sempre fiero!
Tarlo
Non sono uno scrittore, non lo sono mai stato e probabilmente mai lo sarò, ma devo ammettere che la voglia di inventare storie per racconti , o per fumetti, è sempre stata abbastanza forte.
Il problema per un autore come me, credo sia la discontinuità: infatti,incontro numerose difficoltà a trovare l’ idea giusta da “buttare” su carta.
Qualche tempo fa provai a scrivere anche alcuni articoli per un giornale di provincia, ma viste le corse per consegnare il pezzo in tempo utile per la stampa,decisi per un “temporaneo” stop.
Un giorno però alcuni amici decisero di organizzare un piccolo concorso di narrativa ed io, trovando il progetto alquanto divertente, provai a parteciparvi.
Il primo anno tutto andò per il meglio, poi avvenne il “dramma”.
Gli organizzatori, visto il successo del sopracitato concorso, decisero di organizzarne una seconda, poi una terza edizione e così via.
M trovai così, con enorme anticipo sulla data di scadenza, a preparare scritti di ogni genere che, regolarmente, inviai all’ inceneritore comunale sottoforma di “palline di carta” (roba che se il w.w.f, o i verdi, lo vengono a sapere, mi fucilano... Con proiettili riciclati naturalmente).
Mesi e mesi di tormento per una mente non allenata alla scrittura, e interi giorni passati ad osservare la gente, ma l’ idea non arrivava.
Nel frattempo, la data di scadenza di quei concorsi si avvicinavano a grandi passi, e la mia simpatica "tastiera italiana", ancora non si decideva a “macchiare” i fogli elettronici...figurarsi quindi se la stampante sentiva il bisogno di bagnare di inchiostro qualche foglio di carta.
Ero sul punto di rinunciare e di rimandare la partecipazione al concorso all’anno successivo, quando mi accadde un fatto inconsueto.
Durante una breve gita di piacere nella zona di Reggio Emilia, passando davanti al fiume Po, mi ricordai di una frase scritta da Giovannino Guareschi riguardante il “grande fiume”.
La frase più o meno suonava così:
“ Il grande fiume scorre placido portando con sè storie allegre e tristi, che racconta a chi si siede sul rivale ad ascoltare...”
Preso da uno strano impulso, fermai l'auto e decisi di sedermi sul rivale e di mettermi in ascolto.
Cercai di isolarmi e di concentrarmi il più possibile, in quanto l’ unica cosa che il fiume si era deciso a raccontare, era sicuramente il rumore del traffico proveniente dalle strade vicine.
Sarà stata la forza del pensiero, ma dopo qualche minuto cominciai a sentire qualche cosa.
“Ti senti bene?”- Chiese il fiume con gentilezza.
“Si, grazie signor Po, avrei solo bisogno che lei mi raccontasse una qualche vicenda. Vede, vorrei scrivere un racconto ma non trovo l’ idea.”
Ero poco convinto di quello che facevo e dicevo; feci quindi un gran balzo indietro quando mi accorsi che chi mi parlava non era il fiume, bensì un vecchio “pretone” che mi osservava dietro ad un pioppo.
“Forse posso aiutarti, seguimi.”
Lo seguii con fiducia, in fondo era un prete!
Dopo circa mezz’ ora di marcia, arrivammo davanti ad un osteria; il pretone volgendo indietro lo sguardo, mi invitò a sedermi e a bere con lui un bicchiere di buon Lambrusco.
“Questo è un vino che fa resuscitare i morti, bevi pure, io mi assento per qualche minuto, devo parlare alla moglie dell’ oste.”
Chinai la testa in cenno di assenso e osservai quell’ omone grande e grosso allontanarsi.
Quella figura aveva qualcosa di familiare, ma non riuscivo a focalizzare chi o cosa fosse.
Assorto nei miei pensieri, mi accorsi, ad un certo punto, che dietro di me si era avvicinato un uomo.
Notai solo una cosa in lui: un grande fazzoletto rosso legato sul collo.
“Buongiorno signor straniero, sappia che al paese non piacciono i reazionari soprattutto se si accompagnano ad un vecchio prete grasso” - tuonò quell'omone con il suo vocione.
Fu il pretone, nel frattempo tornato al tavolo a rispondere:
“E chi sarebbe, di grazia, il vecchio prete grasso, compagno meccanico? Non io spero.”
Il grosso prete era tornato ed evidentemente aveva ascoltato la conversazione di quell’ uomo dal fazzoletto rosso.
Dimenticavo di dirvi che anche l’ uomo dal fazzoletto rosso aveva qualche cosa di familiare ma, come per il pretone, non riuscivo a metterne a fuoco la fisionomia.
Mentre cercavo di ricordare, i due si erano avvicinati l’ uno all’ altro, tanto che le loro pance si toccavano e tutti e due avevano gonfiato le vene del collo e stretto i pugni.
Chiusi gli occhi per non assistere ad un cruento incontro di boxe quando improvvisamente un uomo gridò:
“Fermi disgraziati, non vorrete ricominciare a litigare spero!”
All’ ordine dell’ uomo i due si bloccarono, evidentemente era una voce alla quale, quei due personaggi, non potevano far altro che obbedire.
Aprii gli occhi e osservai il nuovo arrivato: aveva un viso severo ma nello stesso tempo sereno, portava grandi baffi importanti e il suo aspetto era decisamente imponente.
Mi guardò come se mi studiasse, poi con enorme gentilezza si rivolse a me e disse:
“Scusali, non sono cattivi, ma Camillo e Peppone non perdono occasione per farsi notare e non rinunciano a fare questa bella messa in scena quando un qualche ragazzo si siede sul rivale del fiume.
Credo sia perché non vogliono essere dimenticati.”
Si rivolse poi ai due personaggi, li chiamò a sè con un gesto della mano, li rimpicciolì e li ripose all’ interno di una tasca, poi, dopo avermi salutato, scomparve nella nebbia.
Rimasi assorto per alcuni minuti, scrollai il capo e mi ritrovai sul rivale del fiume, proprio dove mi ero fermato.
Osservai ancora il placido scorrere dell’ acqua, poi mi avviai verso la mia autovettura.
Prima di salire volsi lo sguardo verso il fiume.
“Grazie grande fiume...Grazie Giovannino.”
Avevo risolto il mio problema, avevo trovato l’ ispirazione.
Avviai il motore della macchina e tornai verso casa.
____________________
dedico questo scritto a Giovannino Guareschi che purtroppo non ho mai avuto il piacere di conoscere personalmente ma che ritengo essere stato per me un grande maestro. Intendo inoltre estendere questo (speriamo) rispettoso omaggio ai personaggi creati da Giovannino, anche ad Alberto e Carlotta (suoi figli) e al "Club dei 23".
Daniele "tarlo" Tarlazzi
nella foto: Giovannino Guareschi
©aventi diritto
Il mio amico Alister (che ormai mi conosce bene) dice che sono affetto dalla sindrome del pesce rosso... Ho poca memoria, come i pesci rossi del resto altrimenti come farebbero a girare in tondo di continuo senza annoiarsi? Loro mica si ricordano se quell'alga in basso a destra nella vasca è la stessa di prima...
Se i pesci rossi non hanno memoria i Tarli ne hanno ancora meno e quindi vanno scusati se, per caso, la vignetta che proporrò qui sotto è gia apparsa in queste pagine. Scusate ma la pigrizia mi impedisce di guardare indietro e vedere cosa è gia apparso.
Questo autunno, alternate ai soliti racconti e "diari", credo proporrò la pubblicazione cronologica di Arthur Serpis.... in fondo devo trovare un modo per fermare la mia sindrome da "pesce rosso"
I miei due lettori ormai avranno letto il racconto sull'Angelo angelo pubblicato alcuni giorni fa.... e ora, a proposito di Angeli, di inferno e paradiso....
Arthur Serpis ©1995-2006 by Daniele "tarlo" Tarlazzi
Allora, prima di partire con il racconto la "solita piccola premessa".... Questo racconto risale al 1994, anche questo nato per un piccolo concorso e poi dimenticato in un cassetto. Questi racconti sono frutto di fantasia e ogni riferimento a persone o cose è puramente casuale.
Tarlo
L'angelo Angelo
Angelo, era un angelo che di mestiere faceva il custode, anzi, faceva l’angelo custode: un mestiere difficile, pieno di responsabilità che, da circa trecento anni, svolgeva senza né infamia né lode; in poche parole per anni aveva svolto un lavoro, se così si può dire, di routine.
Da qualche tempo però le cose erano cambiate: il capo dei servizi di custodia gli aveva affidato un incarico pieno di difficoltà: si trattava del suo primo incarico di sesso femminile.
La giovane mortale aveva capelli lunghi e neri, occhi scuri ed era di una bellezza inimmaginabile e questo sconvolse non poco la... “vita” di Angelo.
Anna era stata il “cruccio” di molti angeli, mai aveva voluto dare ascolto a ciò che essi suggerivano e nessuno ormai intendeva “custodire quell’anima incosciente”.
Forse non tutti sanno che i nostri “custodi alati” hanno residenza all’interno della nostra testa (e non nel cuore come spesso si pensa) ed è per questo che di tanto in tanto una voce sale dal nostro interno consigliando cose contrarie a quello che il nostro muscolo pulsante ci suggerisce.
Bisogna anche dire che spesso gli esseri umani ascoltano più il cuore che la testa e questo, sovente, porta ad errori a volte “irreparabili”, proprio ciò che stava accadendo ad Anna.
Quante volte aveva gettato la sua vita al vento con decisioni affrettate, anche in amore!
Angelo “entrò” nel suo nuovo incaricò e iniziò un approfondito studio degli incartamenti lasciati in precedenza dai suoi colleghi.
Si rese conto immediatamente delle difficoltà che avrebbe dovuto affrontare, ma quella ragazza andava protetta in ogni modo e lui avrebbe tentato di adempiere ai suoi doveri fino in fondo.
Inoltre quella ragazza, aveva creato in lui un’emozione mai provata prima: era come se all’interno di quel suo corpo alato qualche cosa avesse iniziato a pulsare.
Purtroppo il compito si rivelò ancora più complesso e Angelo, posto davanti al suo primo fallimento di “custode”, cadde in una profonda depressione; fece le valige e volò via dalla testa di quella “scapestrata”.
Passarono alcuni giorni ed Anna non si sentiva tranquilla: nella sua vita aveva sempre sentito delle “voci” all’interno della sua testa; voci che le avevano sempre consigliato (con toni più o meno risoluti) cosa fare di questa o di quella cosa.
Vero era che lei non accettava imposizioni e che aveva sempre preferito seguire l’istinto.
Nell’inconscio si era anche resa conto che ultimamente le cose erano cambiate: le voci della ragione, abitanti dentro la sua testa, da tempo si erano fatte più dolci: non erano più imposizioni, ma teneri consigli.
Poi, di punto in bianco, non aveva più sentito né i suggerimenti, né quelle dolci parole di conforto che spesso (senza darlo a vedere) le avevano reso più sopportabile la vita.
In quei giorni le era successo veramente di tutto: aveva perso il lavoro, era stata scippata e aveva scoperto le continue infedeltà del suo ragazzo che, messo di fronte ad una scelta, aveva preferito “cambiare strada”.
Non le era rimasto che il conforto e i consigli delle voci, ma il silenzio all’interno della sua testa le aveva fatto una grande paura.
Per la prima volta Anna era sola, abbandonata da tutti, ma soprattutto abbandonata da se stessa.
***
Triste e sconsolato Angelo entrò al “bar paradiso”, ordinò una bevanda alcolica e, sorseggiandola, iniziò a pensare a cosa poteva avere sbagliato: non gli riuscì, il suo operato era stato perfetto.
Allora perché prendersela in quel modo?
In fondo era nel suo diritto rinunciare all’incarico!
Ordinò una seconda consumazione, bevve d’un fiato il liquore ed alcune lacrime iniziarono a scendere dal suo viso: si sentiva....solo : aveva abbandonato Anna nel momento più difficile della sua vita, ma lei se l’era voluto; non lo aveva mai ascoltato!
Si chiese cosa poteva fare.
“Non eri pronto per questo incarico”- Tuonò una voce alle spalle di Angelo.
“Hai perso la serenità e la chiarezza di idee che un custode della tua categoria deve avere!
Diavolo, posso sapere che cosa ti sta succedendo?”
L’uomo che aveva parlato si era seduto vicino ad Angelo che ormai piangeva a dirotto sul tavolo del bar.
Si trattava di un uomo elegante, con una grande barba e lunghi baffi bianchi; sulle sue spalle un paio di grosse e piumate ali e il suo aspetto era di una persona molto comprensiva.
Angelo riconobbe nell’uomo il capo della “sezione Custodi”.
Quell’uomo gli aveva sempre dato una certa soggezione, ma in quel momento era l’ unica persona che avrebbe potuto capirlo ed aiutarlo a risolvere quel “problema” e per questo decise di aprire il suo cuore, confidandosi come mai aveva fatto in vita sua.
L’uomo con la barba ascoltò attentamente il racconto dell’angelo custode e al termine affermò:
“Altro che perdere chiarezza e serenità, tu ragazzo mio ti sei innamorato, hai perso la testa per quella pazza e questo non è accettabile nel nostro ordinamento!
Grazie al cielo hai rinunciato all’incarico, ma nelle tue condizioni non sei certo in grado di proseguire il tuo lavoro.”
“Cosa mi succederà allora?”- si domandò Angelo.
“Credo di poter risolvere il tuo problema” - affermò l’uomo dalla grande barba.
***
L’ombrosa solitudine di Anna e la forte pioggia battente avevano reso quella giornata ancora più uggiosa.
Anna mescolava le sue lacrime all’acqua piovana, certa che ormai niente e nessuno avrebbe potuto aiutarla a superare quella crisi.
Poi, una voce nota le aprì il cuore:
“Mi sei mancata !”
“Anche tu, sapessi quante volte ho sperato di sentire una tua parola, credevo mi avessi abbandonata !”
Angelo si avvicinò, abbracciando Anna aprì le ali e, insieme, volarono verso la loro nuova vita, mentre dall’alto, l’uomo con la grande barba bianca sorrideva felice per quella soluzione.
Fu così che volgendo lo sguardo stupita, Anna vide per la prima volta un angelo che si chiamava Angelo e che , ormai, non faceva più il custode.
L’ ANGELO ANGELO © 1994 by Daniele "tarlo" Tarlazzi
Il cinema e la televisione hanno sempre avuto "un'influenza negativa sulla mia psiche"... Ne avete avuto prova guardando alcune vignette (la cui pubblicazione riprenderà presto) ispirate a "Star Trek".
Ora è il caso di rendere omaggio anche alle storiche vignette "noir" di Charles Addams (dalle quali sono stati tratti numerosi telefilm e film) e ai lungometraggi di arti marziali interpretati da Bruce Lee... Buona visione
Arthur Serpis ©1996/2006 by Daniele tarlo Tarlazzi
Premessa
Passare dalle striscie umoristiche alla stesura di un vero e proprio racconto non è sicuramente stata cosa facile ma sentivo che la cosa era "necessaria". Erano tempi difficili (tempi difficili nella vita ci sono e ci saranno sempre): avevo da poco cambiato lavoro, mi apprestavo a vivere una nuova vita ed inoltre volevo assolutamente partecipare, cosa per me inconsueta, ad un concorso per opere prime. Così, prova che ri riprova, nacque quel mio primo "racconto". Inutile dire che rileggendolo, forse, avrei dovuto e forse voluto correggere (magari ampliando), alcuni contenuti come dialoghi e soprattutto alcune "descrizioni". Ma allora le emozioni erano differenti da quelle di oggi, forse in quei tempi ero più sorridente, più magro, più incosciente e la voglia di giocare era sicuramente maggiore. Allora perchè pensare di modificare i contenuti di uno scritto? C'è forse la paura di offendere la sensibilità di qualcuno? Il passato, in fondo, fa parte di noi. Non si può cancellare e nemmeno modificare quel che è stato (per fortuna o purtroppo). Ciò che è stato è stato, punto e basta. Modificare quel racconto, sarebbe come modificare o rinnegare parte di me stesso ed è proprio per questo che vi presenterò questa storia così come è nata; con le sue ingenuità e le sue incertezze. Buona lettura.
Daniele "tarlo" Tarlazzi
LA DONNA IDEALE
I sogni: i sogni sono una cosa stupenda, soprattutto quando si è giovani.
L’importante è lasciarsi andare, chiudere gli occhi, immaginare ed ecco... in breve tempo si materializzano fate, gnomi e folletti, che con la loro positività ci aiutano a risolvere i piccoli problemi dettati dalla quotidianità.
Capita, infatti, che spesso l’uomo si lasci “sedurre” dal magico mondo di fantasia che è in esso nascosto.
Personalmente, ho sempre amato scherzare e giocare con la vita, e a volte ho dovuto “pagare lo scotto” di certe scelte.
Perché, nonostante l’età della ragione fosse in agguato, io non ero ancora pronto ad accettarne i “saggi principi”.
Forse fu stanchezza, ma una sera il “tarlo della solitudine” s'impadronì di me.
Avevo gettato al vento i migliori anni della mia vita, forse per un capriccio, o forse perché non avevo mai avuto il buon senso di affrontare certi “argomenti” con serietà.
Ero solo!
Turbato e depresso da quei tristi pensieri, decisi di fare una passeggiata sul molo.
Fu lì che la incontrai.
Aveva un sorriso dolcissimo, occhi da cerbiatta, quel genere di occhi che esprimono, senza possibilità di errore, una grande voglia di vivere.
I suoi capelli, lunghi e scuri, ondeggiavano al vento richiamando alla mente, immagini di vecchie pellicole d’amore.
Non ricordo come fosse vestita, né la sua statura.
Qual che ricordo è che, appena la vidi, rimasi letteralmente incantato.
Era seduta sopra ad un masso, ed osservava il frangersi delle onde sulla spiaggia.
La giornata uggiosa e fredda, aveva scoraggiato la “gente normale” ad uscire di casa.
Eravamo soli, la natura aveva organizzato uno spettacolo indimenticabile: il mare mosso, il cielo scuro e carico di pioggia, i gabbiani sopra gli scogli, e la sua figura immobile; tutto lasciava pensare ad un dipinto.
Sentendosi osservata, la ragazza volse lo sguardo verso di me, ero imbarazzato, ma trovai anch’io la forza di sorriderle.
La pioggia iniziò a scendere con violenza, la ragazza si alzò, accennò un saluto e corse via; io rimasi fermo ancora alcuni istanti sotto il violento acquazzone, con la mente piena di confusione.
Avevo forse trovato la donna della mia vita, e l’avevo lasciata scappare, non avevo avuto neanche il coraggio di chiederle il nome.
Quello fu il nostro primo incontro.
Tornai spesso sul molo, volevo rivederla.
Passarono alcuni mesi, senza che il mio desiderio si avverasse; l’estate si avvicinava a grandi passi, ed io ripresi la vita di sempre.
Finsi di dimenticare quell’incontro “sconvolgente”, convincendomi che era meglio mettersi il cuore in pace, che quell’incontro forse era esistito solo nella mia mente, proiettato ai miei occhi in un momento di depressione e insicurezza.
La rincontrai in piena estate, sulla spiaggia.
Accudiva due “piccoli affari” che giocavano sulla calda sabbia.
“Probabilmente figli suoi”- Pensai amareggiato, forse era sposata.
La tristezza si impadronì dei miei pensieri.
La ragazza si volse verso di me, sorrise e mi salutò con calore.
“Ti ricordi di me ?”- Domandò.
“Ci siamo incontrati sul molo in pieno inverno, e tu stavi immobile sotto l'acqua e il vento a guardarmi; non mi hai dimenticato vero ?”
Risposi, arrossendo, che non mi ero dimenticato di lei, che anzi, mi ero recato in quel posto più volte, sperando di rivederla, purtroppo senza successo.
“Lo so, ti ho visto più di una volta”- Mi disse ridendo, -”Ma tu eri talmente concentrato sui tuoi pensieri, che non mi hai mai vista.”
“E’ impossibile! Ho guardato con attenzione ogni passante, ogni singola persona che mi passava davanti....”- Brontolai imbarazzato.
Lasciammo cadere il discorso, ma continuammo a parlare del più e del meno.
Era riuscita a mettermi a mio agio, sentivo che per lei non potevo avere segreti: e forse fu per questo che decisi di dichiararle il mio amore e la mia ammirazione.
Il suo sguardo si addolcì immensamente, ma un’ombra di malinconia le velò gli occhi.
“Non voglio deluderti.”- Iniziò con voce tranquilla.
“Vedi, tu credi di avere trovato in me la tua donna ideale, ma non è così.
Io compaio nei sogni di migliaia e migliaia di persone, ma non esisto.
Sono semplicemente la tua fantasia, quella fantasia che ogni notte ti prende per mano e ti accompagna per le vie dei sogni.
Ti sono vicina, e lo sarò fino a quando la tua mente vorrà fantasticare evitando i problemi della tua realtà.”
Protestai dicendo che non poteva essere fantasia, la fantasia non è fatta di carne ed ossa, e soprattutto, non ha figli da accompagnare al mare e che, da che mondo è mondo, mai si era sentito dire che la fantasia, apparisse in sogno alle persone.
“I due bambini che vedi al mio fianco, non sono miei figli, sono i tuoi occhi, me li hai affidati quando hai deciso di volere continuare a sognare, rifiutandoti di affrontare “l’età della ragione”.
Io li ho accuditi, loro vedono ciò che vedi, leggono ciò che leggi, ed osservano la vita.
Forse non lo sai, ma affidandoti a me, sei riuscito a maturare senza accorgertene, e quello che più importa, senza distaccarti dai sogni della tua mente.
Continua a sognare, solo così riuscirai a reagire agli stress che la vita ogni giorno ti consegna.
Ricorda, il giorno in cui “aprirai” gli occhi, io sparirò, e non potrò più esserti di conforto.”
Si alzò dal lettino, mi baciò dolcemente sulle guance, mi sorrise e se ne andò.
Pochi minuti dopo, arrivò il “tram del risveglio” che mi riportò alla vita reale; una lacrima scendeva sul mio viso, era una lacrima di gioia: avevo trovato “la donna ideale”.
La donna ideale ©1991 by Daniele "tarlo" Tarlazzi
E' stata dura, difficile e sudata ma alla fine anche questa è andata.
L'Italia è campione del mondo! Complimenti.
Tempo d'estate... tempo di repliche (non solo televisive). Sembra ieri e in realtà lo era, che in spiaggia si leggevano pettegolezzi su riviste femminili e per un momento mi son chiesto "Quali sono le differenze tra un giornale di pettegolezzi e un giornale dedicato al benessere maschile?". La risposta è stata immediata: Ne avevo gia parlato a Gennaio 2006 nel post che in questa giornata meteodisturbata desidero riproporre.
Attenzione però, ancora per il sottoscritto non è periodo di ferie e nei prossimi giorni (in questi lidi) appariranno nuove vignette e nuovi post ma nell'attesa beccatevi 'sta replica.
Riviste da uomini: ovvero ecco spiegato perchè, a quarant'anni suonati, leggo ancora fumetti.
Gigioneggio in edicola indeciso se comprare Topolino o Geppo, quando ecco che un curioso occhio si posa sulla copertina di uno dei tanti giornali dedicati a noi "maschietti e alla nostra voglia di essere veri uomini costi quel che costi"!
Incuriosito dai titoli in copertina leggo cose tipo: "Scopri come farla impazzire, aggiungi quintali di muscoli suo tuo torace, rendi bollente il tuo io e scopri come diventare uno stallone con soli 500 euro”. Penso tra me e me che in fondo per "farla impazzire" (nel vero senso della parola) basta comportarsi come al solito, ovvero da uomo: lasciare la tavoletta del water abbassata, lasciare calzini sudici in giro, urlare che tutto ciò che ella cucina e prepara non è degno nemmeno di esser nominato cibo, non rispondere al telefono quando ci chiama solo perchè stiamo leggendo notizie di calcio, fingere di ascoltarla mentre ci racconta la sua tragica giornata di lavoro e rispondere con uno smagliante sorriso "Allora tutto bene insomma." Per quale motivo quindi dovrei acquistare un giornale che mi spiega quel che, grazie al mio codice genetico, so gia fare così bene?
Forse perchè nello stesso giornale c'è un articolo che mi spiega come devo rendere "bollente" il mio corpo? Gia immagino cosa risponderebbe "colei" che condivide con me cibarie e tempo libero: "Tesoro, vuoi davvero sapere come rendere bollente il tuo corpo? Datti fuoco, vedrai che bruci anche le calorie in eccesso. E poi è inutile aggiungere quintali di muscoli al tuo corpo, pesi gia abbastanza così!"
Potrei acquistare questo giornale per capire quali sono le nuove tendenze della (mai seguita) moda maschile, in fondo potrei anche "stupirla" con effetti speciali e vestiario ultravivace invece di presentarmi con il solito jeans e camicia, così sfoglio il giornale e scopro che per vestirmi "bello comodo", in teoria dovrei sborsare: Euro 500 per una camicia di Roberto Cavalli (mi spiego così come si fa a diventare uno stallone indossando una "semplice camicia"), che alla camicia dovrò abbinare un "comodissimo" papillon di Tino Cosma (euro 45) ed un paio di pantaloni di Brools Brothers (a soli 228 euro). Faccio un rapido calcolo: 773 euro... continuo la lettura e tiro un respiro di sollievo scoprendo che, grazie al cielo, i calzini costano solo 4 euro e 95 centesimi... Nulla di meglio di un paio di calzini nuovi per stupire la nostra compagna di vita.
E se "colei che intuisce i miei pensieri più nascosti” sospettasse che acquisto questo giornale per il calendario in esso contenuto? Come giustificare il fatto che la mia attenzione non è diretta alle anatomie perfette e alle curve pericolose della modella di turno, ma agli articoli di alta cultura contenuti nel periodico? Lo so in partenza: non mi crederebbe mai, a meno che...
Così mi lascio sedurre (non dal calendario) ed acquisto il giornale dedicato alla perfetta cura dell'uomo, certo di avere nella mente il piano perfetto: quando "colei che crederà a qualunque cavolata io dica" rientrerà dal lavoro, mi troverà intento a scolpire i miei muscoli con i semplicissimi esercizi fisici suggeriti dal periodico.
Rientro a casa e osservo, con assoluto interesse culturale e scientifico, tutti quanti i 365 giorni descritti dal calendario soffermandomi distrattamente sulle immagini ritratte nei mesi di Gennaio, Febbraio, Novembre e Dicembre chiedendomi come mai, l'artista ritratta, non indossi nemmeno una sciarpa... ma non avrà freddo ad andare in giro così in questi mesi così freddi?
Con un miagolio, il gatto mi informa che "colei che lo nutre a base di tonno" ha appena parcheggiato l'auto. Lancio il calendario sulla scrivania dello studio e apro il giornale alla pagina degli esercizi ed inizio a lavorare su uno dei faticosissimi movimenti descritti e, in meno di due decimi di secondo, la mia schiena si blocca in una posizione tale che nemmeno un abile contorsionista riuscirebbe a replicare. Piegato in due dal dolore, domando un sommesso "aita, aita...aitatemi per pietà" alla compagna delle mie disgrazie che appena entrata in casa, da persona intelligente qual è intuisce forse il mio ingenuo "bluff" e commenta con un beffardo e ironico: "Uomini: tutti uguali!".
Colpito nell'orgoglio da tale affermazione, striscio verso il divano e per non essere da meno replico: "Femmine: non capite quali profondi sacrifici siamo costretti a sopportare per piacervi di più: credi che sia facile fare palestra in casa senza gli attrezzi adatti?".
Ora sapete perchè, a quarant'anni suonati, ho deciso di smettere di leggere giornali per veri uomini e continuerò ad acquistare solo ed esclusivamente fumetti.
Daniele "tarlo" Tarlazzi
Un omaggio "circense" riservato a tutti coloro che oggi (ma anche ieri e domani) hanno bisogno di un piccolo sorriso.
Tarlo
Arthur Serpis © 1996-2006 by Daniele "tarlo" Tarlazzi
Diario di viaggio: capitolo 1 Giorno prima della partenza. Avere avuto una moglie di un certo tipo, avrebbe dovuto condizionare la vi...