mercoledì 30 agosto 2017

Il fumo di Corto Maltese

Pare che il codacons abbia denunciato Corto Maltese per "istigazione al fumo".
Premesso che credo che il codacons (o chi per esso) dovrebbe dedicarsi a cose più importanti, mi domando e dico: ma ve ne siete accorti solo ora? Sono anni che il personaggio di Hugo Pratt gira su riviste, libri e raccolte e solo adesso vi siete accorti che fuma? Certo siete attenti e vigili e puntuali quanto un regionale per pendolari.
Però in fondo sono contento perché, per accorgervi di cotanta nefandezza, avete (finalmente) letto qualcosa e questo, forse un giorno lontano, potrà giovarvi.
Dimenticavo: ora potreste denunciare anche Raymond Chandler, Ed McBain, Erle Stanley Gardner e altri autori di noti romanzi gialli in cui, oltre all'istigazione al fumo (Perry Mason fumava parecchio ad esempio, ma non vi consiglio di denunciarlo perché è un avvocato con i cosiddetti e perdereste la causa), si intravedono anche  istigazione all'omicidio, alla violenza, al reato in generale, soprattutto (e preferibilmente) se penale.
Certo, quelle del codacons magari sono solo provocazioni, ma davvero credo ci siano cose più importanti di una sigaretta disegnata  in un fumetto. 

http://codacons.it/codacons-denuncia-corto-maltese-istiga-al-fumo/

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venerdì 25 agosto 2017

Karma

Ieri, Alessia (una mia amica), che non so se mi considera saggio o pazzo da legare, mi ha chiesto una riflessione sul karma e siccome l'argomento è interessante, condividerò con voi il mio pensiero.
Riflettere sulla parola karma è difficile quando non si ha a disposizione nemmeno uno specchio. 
Poi, riflessa, la parola karma diventa amrak che trovo assolutamente insensata. 
Scherzi a parte guardo la parola e vedo che, se togli la "k", karma si trasforma in "arma" e questo potrebbe avere un significato intrinseco. 
Sconsiglio quindi di esigere scuse davanti ad un kArma, potrebbe sparare. 
Anagrammando poi, karma diviene marka e qui si entra nella sfera dei gusti personali perché non so quale sia le vostra marka preferita. 
In realtà vorrei dare una saggia riflessione sul karma, ma non è che anch'io ci vada molto d'accordo. 
Per fortuna, invece, vado d'accordo con voi, adorati seguaci, e se è vero che l'unione fa la forza, potremmo tentare di aggredire i nostri karma e costringerli davvero a farci le loro scuse.
Certo questo ci costerà caro e probabilmente, nella prossima vita, ci faranno notare che prendersela con il karma (o con chi ne fa le veci) porta guai e, la punizione, potrebbe proprio essere quella di obbligarci a tornare sulla terra sotto forma di zanzare. Insomma: forse meglio far buon viso a cattivo gioco perché, in fondo, temo che il karma sia parte integrante del nostro essere. Non possiamo farne a meno perché esso non esiste senza di noi ed è solo il frutto di ciò che siamo, siamo stati e saremo.


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Palloni d'agosto

OhmioDdio (si proprio pronunciato così) è ricominciato il calcio... presto datemi i tappi per le orecchie e un sedativo!
Scusate, ma proprio non capirò mai che cosa scatena tanta passione nel vedere 22 miliardari che corrono dietro ad un pallone e che ad ogni occasione si gettano a terra simulando falli. So che per confessare questa mia poca sopportazione nei confronti di questo sport, avrei potuto usare quel nuovo programma che permette di commentare anonimamente, ma a me piace mettere la faccia in ciò che dico e confermo che, a me, il calcio fa schifo. Credo ci siano sport migliori nella vita che so: le gare di spacca legna o qualsisia altra specialità.
Ecco: ora che mi sono sfogato, torno a leggere un libro.



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domenica 13 agosto 2017

Gli acquisti incauti

Gli uomini, va tu a sapere perché, sono attratti dalle televendite e dagli oggetti strani proposti nelle fiere o nelle feste di paese. Credo non esitano uomini che non siano rimasti affascinati dai coltelli di chef Tony, da frullaverdure mirabolanti o da fantomatiche proposte valide solo per le "prime venti telefonate".
Io li vedo, sbavanti, davanti a meravigliose centrifughe per insalata che non utilizzeranno mai, o davanti a miracolosi stracci per pulizia pavimenti (due per dieci euro) proposti nelle bancarelle dei nostri mercatini estivi.
Saggiamente, le mogli, trascinano i mariti lontano da quegli imbonitori capaci di vendere a chiunque anche un paio di calzini bucati e "puzzurri", ma io li vedo (perché in fondo sono uno di loro), delusi di non aver potuto concludere l'affare della vita.
Inutile mentire: noi uomini siamo così!
Non importa l'età, ma l'attrattiva verso "ordigni" atti a risolvere l'annoso problema del taglio delle lattine di birra congelate, ci affascina almeno quanto un gran premio di formula uno.
Io stesso ho i miei "feticci": i coltelli di chef Tony, che ahimè, non potrò acquistare perché mia moglie teme di dover raccogliere, per la cucina, un congruo numero di mie falangi, inoltre penso che pulire pozzanghere sanguinolente, tra l'altro, non sia di suo gusto.
Così, ora ho spostato la mia attenzione su un nuovo oggetto di cui non posso assolutamente fare a meno, ovvero: l'anguriello!
L'anguriello è un oggetto che non può mancare all'uomo amante dei cocomeri. Taglia perfettamente piccoli pezzetti di anguria senza che si debba, sporcare irrimediabmente la cucina, segando  pericolosamente enormi fette di questo zuccheroso frutto. 
Nonostante l'utilità, anguriello, non è (ancora) entrato nella mia cucina. Proprio mentre stavo per concludere l'acquisto, il "braccio violento della legge",  ha acchiappato  il colletto della mia polo, riportandomi, a suo dire, sulla retta via, ovvero: lontano da quelli che vengono misteriosamente considerati incauti acquisti. 
Ma una sera tornerò in quelle bancarelle e ci tornerò da solo, acquisterò il prodotto e lo nasconderò nel "cassetto degli impossibili", cancellerò dalla scatola le impronte digitali e mi dichiarerò stupefatto della comparsa di "anguriello" tra gli utensili di cucina. Si perché potrò anche rinunciare ai coltelli di chef Tony, ma ad un cocomero tagliato perfettamente no, a quello non posso rinunciare.

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sabato 12 agosto 2017

I tempi delle caverne

Ma quanto erano belli i tempi in cui l'uomo viveva nelle caverne? Niente tasse, niente luce, gas, acqua, telefono e abbonamento TV, un fuoco a scaldare l'ambiente e una clava per la sicurezza personale. Poi a qualcuno venne in mente che, le caverne, erano posti poco pratici per vivere e si passò all'utilizzo di palafitte per aver l'uso dell'acqua disponibile. Gran cene di pesce ogni giorno, ma troppa umidità e così, qualche altro genio, pensò di costruire capanne nell'entroterra, portando acqua tramite canali e costruendo sentieri su cui trasportare merci e, con l'era del baratto, iniziò la nostra fine.
Iniziammo a dover barattare qualcosa per ottenere servizi o per poter mangiare e già l'avidità umana iniziava a fare il suo corso.
Anni di continui mutamenti che portarono all'invenzione del danaro e delle tasse. Da allora, l'homo simplex, paga qualunque cosa... compreso i danni fatti da altri. 
Se ad esempio un costruttore costruisce dei balconi con materiale di serie "b", il balcone avrà mille problemi, ma la responsabilità andrà attribuita a chi ha consegnato il cemento, la calce, la sabbia e così via.
Il costruttore non ha responsabilità perché, poverino, è fallito con tutta l'azienda e ora vive indisturbato in una bellissima casa all'estero e alla fine dei conti, la riparazione, spetta all'homo simplex che si è fatto turlupinare acquistando quella magione. 
Insomma, ho quasi voglia di traslocare in una grotta: niente spese condominiali, niente ristrutturazioni.
Certo: ogni tanto dovrò combattere contro qualche orso per tenermi i miei privilegi di proprietario di grotta, ma sempre meglio che dover sborsare ogni giorno cifre allucinanti per quelle quattro mura chiamate "prima casa".
A proposito di spese: chissà se su Amazon vendono una clava...


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Una telefonata? Allunga la vita

Non sono un uomo poco tecnologico anzi, apprezzo la tecnologia e i vantaggi che essa, almeno teoricamente, porta all'essere umano.
Solo che ho alcune difficoltà a rapportarmi con i "messaggi vocali".
Capita, talvolta, che una conversazione a messaggi di testo, si prolunghi e che ci sia la necessità di approfondire un qualche concetto. A quel punto, la mia logica personale prevede di prendere in mano il telefono e confrontarmi direttamente con la persona con cui sto dialogando.
Ora invece vanno di moda i "messaggi vocali" che io vivo come una sorta di male assoluto.
Messaggi vocali che a volte si prolungano fino a diventare veri e propri monologhi che, ve lo garantisco, possono arrivare a sette o otto minuti.
Ho provato a farmeli "piacere", ho provato anche ad adattarmi a questa moda e rispondere vocalmente qualche volta... con insoddisfazione comune di chi poi riceve la mia "voce" in risposta.
Si, perché dal mio tono di voce si capisce benissimo che, oltre all'orticaria, il messaggino vocale mi ha creato anche attacchi di pellagra e di gotta per cui le mie impacciate risposte audio suonano spesso così: "ah, ok. Magari ci sentiamo dopo".
Durante un messaggio vocale, non puoi interloquire, rispondere, interrompere o mugugnare in segno di assenso o negazione, insomma: il messaggio audio mi limita di quella che considero "libertà di contraddittorio o dialogo".
Quindi non vogliatemi male se, ad un vostro messaggio vocale di dieci minuti, rispondo con un singolo "ok".
Un vecchio spot televisivo, interpretato da Massimo Lopez, recitava "una telefonata allunga la vita", a me il messaggio vocale la accorcia, mi mette ansia e mi fa salire la pressione. Per cui: telefonatemi, oltre a farmi piacere ed allungarmi la vita, potremo chiarire meglio concetti e dialoghi simpatici.
Scusate quindi la mia arteriosclerosi galoppante che, ancora una volta, cercherò di far passare per "orsaggine".

                                     

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venerdì 11 agosto 2017

nuova testata

Piccoli aggiornamenti grafici per questo vecchio blog.
Per la nuova testata devo assolutamente ringraziare Annalisa "Maya" Bianchi che, tra le altre cose, spesso colora anche le strisce a fumetti pubblicate su www.danieletarlazzi.net ed è co-autrice, sempre assieme al sottoscritto, di alcune storielle di Darla Artrosia Peraphs.


mercoledì 9 agosto 2017

La confessione

"Padre mi perdoni perché ho peccato"
"In cosa figliolo? Hai forse fornicato?"
"No, padre ho mangiato come un baghino: costa, pancetta, salsiccia, pomodori, caponata, hummus di ceci, salame al cioccolato, ciambellone alla ricotta e un dolce, dal nome assai difficile da pronunciare, ma che aveva tre strati di squisito cioccolato"
"Figliolo, ma questi son gravissimi peccati di gola! C'è altro? Hai per caso desiderato la donna d'altri o hai commesso atti impuri?"
"No, ma ho addentato due fette di cocomero"
"Figlio mio! Ma ti sei almeno pentito per ciò che hai commesso?"
"Commesso? No, ho mangiato anche quello"
"..."



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martedì 8 agosto 2017

Lo strascicatore (Racconti da spiaggia parte terza)

Oggi, in spiaggia, sembra di essere sulla A14 in orario di punta. La cosa non può che farmi piacere per gli imprenditori che si occupano di turismo. Io, che certe volte sono più orso, mi isolerò e (salvo sorprese) eviterò di raccontare ciò che accade sulla battigia. Come mai? Beh e se qualcuno riconoscendosi nelle frasi riportate nei miei post, iniziasse a guardarmi torvo e iniziasse a scavare una fossa due metri per due per far sparire un corpo baffuto? 
D'accordo, avete ragione: probabilmente leggo troppo gialli e non corro nessun pericolo per cui ora vi narrerò del mio vicino di ombrellone che strascica i piedi nella sabbia sollevandone alcuni quintali...
Si? 
Cosa dice?
Ma no, non sto parlando di lei.
Auch! Ahia

I letori scusassero se per cualche giorni il proprietario di kuesto celulare non scrivesse sul suo profilo, ma ci ho spezzato le ditine kosi imphara a pigliarmi p'o kulo.
Firmato lo strascicatore di piedi


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lunedì 7 agosto 2017

Racconti da spiaggia parte seconda

Sciabordio dell'acqua, i tormentoni musicali che escono dalle casse dello stabilimento balneare e bambini che corrono sulla spiaggia sollevando nuvole di sabbia. I bambini più pestiferi, chissà perché, si chiamano sempre Matteo, Mattia o Nicola.
L'ultimo nome mi evoca qualche ricordo: un bambino di origine francese di nome Nicolà (con l'accento sulla a) che, tanto tanto tempo fa, passava le sue vacanze scolastiche sulle spiaggie romagnole. Era un bambino super iper attivo (non che a quell'età io fossi un esempio di educazione britannica, ma probabilmente ero obbligato ad una maggiore obbedienza)che non trovava mai pace: ora saltava su un pedalò, ora faceva lo slalom tra gli ombrelloni, ora si tuffava in acqua e poi si rotolava nella sabbia per poi tuffarsi nuovamente e ammirare le limpide acque che si intorbidivano.
Nicolà era il classico esempio di bambino giocoso è felice.
Quando era obbligato, per evitare congestioni post pasto, a restare vicino all'ombrellone dei genitori, il piccolo era solito scavare buche profondissime sollevando metri cubi di sabbia attorno a se.
Ancora ricordo la voce del mio baffuto zio che bonariamente riusciva a calmare la piccola peste, parlando un miscuglio tra francese e dialetto romagnolo: "Nicolà tu n'ha da tiré pas il sabbiòn sot mon ombrellòn che sennò um si zira i maròn". A quelle parole il piccolo Si fermava per un decimo di secondo, poi ripartiva felice con le sue impetuose costruzioni.
Oggi forse i francesi non frequentano più le nostre spiagge, ma i bambini continuano a fare il loro mestiere, a costruire, inventare, creare piste nella sabbia indipendentemente dalla loro nazionalità e dal loro colore della pelle. Perché, almeno in questo, i bambini sono migliori di noi e sanno trovare un punto di incontro anche quando parlano lingue diverse.
Di una cosa però sono convinto. Mio zio aveva inventato "l'esperanto" perfetto perché (provateci e vedrete se dico il falso), nel mischiare dialetto romagnolo e lingua francese, riesci a farti capire in ogni parte del mondo.


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domenica 6 agosto 2017

I racconti della spiaggia parte prima

Ho sicuramente preso qualcosa  da mio nonno... si perché mi ritrovo a fare le stesse identiche cose che faceva lui, magari in modo diverso, ma le faccio.
Ma permettetemi di spiegare meglio: mio nonno, in spiaggia, apriva il giornale e iniziava a leggere, poi chissà per quale oscuro motivo, il quotidiano,  restava misteriosamente aperto alla stessa pagina, per ore e ore. 
Lo sguardo, nascosto da potentissimi occhiali da sole pareva  rivolto ad interessanti articoli di politica estera,  ma la realtà era un altra: dietro a quegli oscuri occhiali da sole, c'era uno sguardo vivissimo da grande osservatore... di bellezze al bagno. Fermo, immobile: non un muscolo che si muoveva, ma se guardavi tra la lente scura e le stanghette, il movimento degli occhi era attivissimo ed era uno sguardo compiaciuto da ogni singola "curva" femminile. 
Il giornale era solo una  maschera per nascondersi dagli strali di una nonna forse un po' gelosa. 
A differenza di mio nonno, io ho la possibilità, grazie ad una consorte permissiva e poco gelosa, di posare l'occhio là dove, ad altri uomini, non è concesso. 
In fondo si osserva non per libido o sordidi desideri, ma perché l'occhio è ladro e la curiosità, almeno in spiaggia, è maschia.



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sabato 5 agosto 2017

Il fai da te

L'uomo, inteso nel senso di viril maschio, solitamente fa bene due cose: la prima è guardare con interesse all'altra metà del cielo, la seconda è il "fai da te".
Non esiste uomo che non sia in grado di riparare un rubinetto che perde o montare una mensola in perfetto squadro. 
Logico dunque pensare che, nel momento in cui si inizia a parlare di ristrutturazione, il "maschius intraprendentis" inizi a schiumare di gioia pensando intensamente al seghetto alternativo (e già la parola seghetto dovrebbe far pensare) e quante sparachiodi potrà acquistare per poter poi mostrare le sue capacità lavorative. 
Questo nella normalità, poi, ci sono io.
Ogni volta che sento parlare di ristrutturazioni, montaggio mensole, imbiancatura, smontaggio di motori o quant'altro, inizio a sentire i seguenti sintomi: mal di testa, tachicardia, orticaria, attacchi di panico, gomito del tennista e diarrea (si, a me il "fai da te" da anche quest'ultimo invalidante sintomo). L'unico gesto che penso riuscirei a fare, quando mi si parla di  hobbistica, è quello dell'ombrello.
Tanto è matematico: ogni volta che tento la via del "fai da te", qualcosa mi si rivolta contro obbligandomi poi ad un ulteriore aggravio di spese per riparare ciò che immancabilmente, riesco a guastare. 
A proposito: nella foto sottostante, vedrete tra le mie mani, il volantino di una nota catena di negozi dedicati al "fai da te".
La foto è un po' mossa e me ne scuso, ma solo al pensiero di valutare la possibilità di effettuare qualche lavoro in autonomia, mi fa tremare le mani.


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venerdì 4 agosto 2017

La desertificazione

Ci stiamo desertificando: è un dato di fatto e non lo dico io, ma scienziati di tutto il mondo. L'innalzamento delle temperature fa si che i consumi di acqua per irrigare o per uso umano aumentino e che le fonti si riducano. Lasciamo perdere discorsi più grandi di me che sicuramente non sono in grado di affrontare, vengo al dunque di questo discorso.
Il caldo fa desiderare di bere cose fresche e, più aumenta la temperatura, più frescura cerchiamo e io non sono da meno.
Peccato che i miei "ghiaccini" da borsa frigorifera, siano ormai esausti e debbano essere sostituiti. 
Mi metto quindi alla ricerca del fresco oggetto del desiderio, ma pare che, almeno in tutti i supermercati della mia città , i "ghiaccioli da borsa frigo" siano esauriti.
Son due giorni che giro senza successo e se tanto mi da tanto, mi arricchirò vendendo quelli esausti diventando ricchissimo. Si perché non ci si spiega come mai, improvvisamente, questi pezzi di plastica contenenti refrigerante liquido, siano improvvisamente spariti dagli scaffali.
Immagino orde di turisti, cercare di farsi "piumoni" di ghiaccini nel tentativo di rinfrescare le membra surriscaldate dalla calura di questi giorni e sinceramente penso non sia una bella immagine. 
Purtroppo per voi, son dotato di una fervida immaginazione e non posso fare a meno di immaginare cose di questo genere.
Comunque, concludendo, vendo ghiaccini esausti a prezzo elevatissimo, astenersi perditempo. Tanto se li volete, sono gli unici disponibili sul mercato quindi: non tirate sul prezzo e pagate!

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Diario di viaggio "il romanzo"

Diario di viaggio: capitolo 1 Giorno prima della partenza. Avere avuto una moglie di un certo tipo, avrebbe dovuto condizionare la vi...