Pensavo fosse l'anima gemella.
No, non preoccupatevi: nessuna crisi in vista tra il sottoscritto e colei con cui condivido una quantità spropositata di cani.
C'è però una memoria che vorrei condividere e che vi farà comprendere meglio l'incipit di questa lunga, purtroppo per voi, chiacchierata.
Tanto tempo fa (in una galassia nemmeno tanto lontana), un imberbe fanciullino, venne costretto a portare la sua minor sorella, a vedere il concerto di un grande cantante della musica italiana.
Erano gli anni in cui l'ormone maschile iniziava a farsi largo e in cui, il virile e muschioso neomaschio, imponeva di avere un carattere a dir poco ribelle.
Il suddetto "cucciolo di cinghiale" romagnolo, venne convocato dalla di lui genitrice (colei che fa e che disfa, a proprio piacimento, i figli che osano ribellarsi alle genitoriali leggi):
"Devi portare tua sorella al concerto di Baglioni: è troppo piccina per poterci andare da sola e quindi dovrai farle da accompagnatore. Il biglietto lo paghiamo noi (plurale maiestatis)"
"È da femmine! Io non ci andrò mai!" Rispose protestando il "Che Guevara del cappelletto" con un piglio e una convinzione che non ammettevano repliche.
Mai, quel maschio, avrebbe ceduto a ordini che potevano mettere seriamente a rischio la propria virilità: un concerto dell'idolo delle ragazze: una barba mortale.
Mai, dunque, era un imperativo!
Una cosa il giovane ribelle non avrebbe mai ammesso in pubblico: egli apprezzava alcune canzoni del maestro.
A volte, quel ragazzino, ascoltava di nascosto i 45 giri della sorella, emozionandosi con canzoni come "Solo", "Signora Lia" e "Piccolo grande amore", ma il duro animo di macho di provincia, non ammette debolezze e quindi mai, e sottolineo mai, l'ometto, avrebbe accompagnato la sorella a vedere quel concerto.
"Se l'accompagni, ti aumenteremo, in modo consistente, la paghetta e forse potrai anche iniziare ad uscire in motorino qualche sera" propose la solerte madre sindacalista.
"Dove devo firmare?" Fu l'immediata risposta dello squattrinato ragazzo affetto da perenni ragnatele nel portafoglio.
Il patto era ormai siglato.
Il "mini Bruce Willis" del ravennate, avrebbe accompagnato la sorella, ma vista la scarsa disponibilità di biglietti, il ragazzetto, avrebbe "controllato la situazione" ad un paio di file di distanza dal posto prenotato dalla piu giovine consanguinea.
Il duro della bassa romagna, costretto a scendere a patti, pensò che alla fine dei conti, oltre ad un aumento della paghetta, aveva ottenuto anche un concerto gratis che, con gli amici, è sempre una cosa che fa ""curriculum" e di cui puoi sparlare.
Il giorno del concerto, circondato da tante ragazze quante mai ne avrebbe più viste nella sua vita, il fanciullo occupò il posto che gli spettava.
Al suo fianco una ragazza carina, alta, bionda e ben vestita sedeva compostamente.
Lo sguardo rivolto al palcoscenico, impassibile e annoiato faceva capire che lei, in quel teatro, era fuori posto. Le sue amiche urlavano "Claudio! Claudio!" e lei, immobile, non muoveva un ciglio.
Era sicuramente la donna della sua vita: era bionda, era lì per accompagnare le sfegatate amiche, ma era superiore a quel misto di malinconiche storie d'amore del Baglioni.
La donna perfetta.
Per tutto il concerto, il ragazzo, tenne d'occhio la bionda che restò impassibile ed immobile, sulla sua poltrona. Nemmeno si degnò di accennare ad un urletto o ad un timido applauso: quella donna era una vera sfinge.
Fino al momento del temuto "bis"...
Fu allora che la ragazza prese vita, superando di gran lunga l'attrice che interpretò, in modo così plausibile, l'esorcista.
Una furia: al termine dello spettacolo, come un'indemoniata al concerto dei Megadeath (gruppo metal) si alzò in piedi e urlando all'impazzata coinvolgendo l'intero teatro in una rivoluzione che suonava come "ancora canzoni di Baglioni o morte".
La bionda pasionaria si girò verso di me (ebbene sì, il giovane incorruttibile ero io, ma si era capito) e con una gomitata intercostale che, probabilmente, mi incrinò una costola, ordinò: "CANTA, ORA, SUBITO!"
Tentai un timido: "ma veramente io...", ma l'impietosa generalissima guerrigliera delle truppe "baglionesche", con un'altra gomitata dolorosissima, mi impose di intonare con convinzione: "quella sua maglietta fina, tanto stretta al punto che immaginavo tutto" e, a seguire, "Portaportese" e altri successi, urlati alla bell'e meglio.
Era la fine.
La mia virilità era stata abbattuta da una statuaria biondina dal comportamento imprevedibile.
Pensavo fosse l'anima gemella, in realtà era un tir in corsa che, nel bene o nel male, mi fece passare due ore inimmaginabili a quello che probabilmente fu il primo sconvolgente concerto dal vivo della mia giovane vita.
A volte mi chiedo (e lo faccio tutte le volte che sento una canzone di Baglioni) se, quella forza della natura, sia ancora in giro a "far danni".
Nel qual caso, la bionda sappia che ancora oggi (grazie alle sue gomitate intercostali), riesco a prevedere il mal tempo in arrivo e che, se ho un futuro da meteorologo, lo devo soprattutto a lei.
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