martedì 25 aprile 2017

Colpa dei laccetti

Sei convinto di essere ancora un ragazzino pieno di elasticità ed equilibrio e così, decidi che puoi slacciarti i lacci delle scarpe restando in equilibrio su un piede solo.
Invece, dovrei ritenermi un elefante in una cristalleria, come spesso mi ricorda colei che condivide con me casa e cani , ma io no, mi ritengo un leggiadro fanciullo dotato di classe ed eleganza.
Sollevo il piede destro e il laccetto si "ingavigna" (tradotto per i non romagnoli: si torce irrimediabilmente) in un complicatissimo e inestricabile nodo. 
A quel punto, una persona saggia, poggerebbe a terra il piede, troverebbe una sedia ove poggiare l'importante deretano e scioglierebbe il nodo senza problemi di sorta, ma io non sono una persona saggia.
Resto in equilibrio precario tentando di sbrogliare l'ignobile matassa che lega la calzatura e vorrei poter usare anche i denti, ma quel nodo sembra essere stato fatto da Braccio di Ferro in persona.
Ed è in quel preciso momento che, il mio equilibrio, sembra trovare il triangolo delle Bermude. 
Nel cadere a terra cerco ogni possibile appiglio e in casa mia, sul mio comodino, l'unico "appiglio" possibile è una colonna di libri alta almeno un metro e mezzo.
So che siete personcine dotate di fervida immaginazione e vi lascio immaginare il marasma di libri che rovina a terra mentre io, miracolosamente, riesco a restare in piedi.
"Mi serva di lezione!" -penso-
"Per slacciarsi una scarpa è opportuno farlo in maniera comoda e cioè: da seduti"
Ma la saggezza non è il mio forte e non appena la mente ha partorito quel logico pensiero, mi rimetto in piedi alzo il piede sinistro e ripeto le operazioni...
Morale: l'uomo non impara mai dai propri errori. 


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