Sciabordio dell'acqua, i tormentoni musicali che escono dalle casse dello stabilimento balneare e bambini che corrono sulla spiaggia sollevando nuvole di sabbia. I bambini più pestiferi, chissà perché, si chiamano sempre Matteo, Mattia o Nicola.
L'ultimo nome mi evoca qualche ricordo: un bambino di origine francese di nome Nicolà (con l'accento sulla a) che, tanto tanto tempo fa, passava le sue vacanze scolastiche sulle spiaggie romagnole. Era un bambino super iper attivo (non che a quell'età io fossi un esempio di educazione britannica, ma probabilmente ero obbligato ad una maggiore obbedienza)che non trovava mai pace: ora saltava su un pedalò, ora faceva lo slalom tra gli ombrelloni, ora si tuffava in acqua e poi si rotolava nella sabbia per poi tuffarsi nuovamente e ammirare le limpide acque che si intorbidivano.
Nicolà era il classico esempio di bambino giocoso è felice.
Quando era obbligato, per evitare congestioni post pasto, a restare vicino all'ombrellone dei genitori, il piccolo era solito scavare buche profondissime sollevando metri cubi di sabbia attorno a se.
Ancora ricordo la voce del mio baffuto zio che bonariamente riusciva a calmare la piccola peste, parlando un miscuglio tra francese e dialetto romagnolo: "Nicolà tu n'ha da tiré pas il sabbiòn sot mon ombrellòn che sennò um si zira i maròn". A quelle parole il piccolo Si fermava per un decimo di secondo, poi ripartiva felice con le sue impetuose costruzioni.
Oggi forse i francesi non frequentano più le nostre spiagge, ma i bambini continuano a fare il loro mestiere, a costruire, inventare, creare piste nella sabbia indipendentemente dalla loro nazionalità e dal loro colore della pelle. Perché, almeno in questo, i bambini sono migliori di noi e sanno trovare un punto di incontro anche quando parlano lingue diverse.
Di una cosa però sono convinto. Mio zio aveva inventato "l'esperanto" perfetto perché (provateci e vedrete se dico il falso), nel mischiare dialetto romagnolo e lingua francese, riesci a farti capire in ogni parte del mondo.
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