Una vecchia pubblicità riguardante un olio abbronzante, raffigurava un cagnolino che con i denti toglieva il costume da bagno ad una bambina: sono certo che molti di voi la ricorderanno perché quell'immagine, ai "miei tempi" era stampata su quasi tutti i giornali. Però io non ricordo solo l'immagine, ma anche l'odore (stomachevole) di quella crema di protezione. Un odore così intenso e unico da pungere le narici e che è impossibile non riconoscere.
Erano anni che "quel puzzo" non raggiungeva le mie narici tanto che, pensavo, che la ditta produttrice di quel prodotto nemmeno esistesse più.
Invece quella ditta esiste ancora e, almeno in apparenza, la mia vicina di ombrellone ne è una delle maggiori azioniste visto che ha spalmato l'unguento a quasi tutti i presenti sulla battigia.
Tutti tranne me naturalmente, visto che ai suoi occhi, in primo luogo, sono un perfetto sconosciuto e in second'ordine perché devo avere una faccia così schifata da rendere impossibile qualunque tentativo di coinvolgimento sociale.
Aggiungo anche che l'orribile olezzo ha raggiunto le mie narici in un momento delicato: il pranzo del commissario Montalbano che, per noi fanatici lettori Camilleriani, è quasi un momento biblico: un immaginario quasi erotico fatto di intensi sapori raccontati su carta.
Quel che temo maggiormente è che, vista la quantità di olio solare cosparsa sui centimetri quadrati di pelle e la calda temperatura solare, tra poco in spiaggia non si sentirà solo odore di olio solare, ma di corpo femminile fritto...
E purtroppo, del cagnolino che toglie i costumi, non c'è alcuna traccia.
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