venerdì 10 marzo 2017

Diario di un tarlo qualunque: Mors tua vite mea

Su un profilo facebook (naturalmente non farò nomi) si parla di "primo soccorso" una pratica a cui personalmente tengo molto: uno di quei corsi obbligatori che sono davvero utili ad un dipendente. Un tizio ritiene che per poter praticare il primo soccorso occorrerebbe, in pratica, "presentare un certificato medico onde evitare spiacevoli infezioni".
Per carità, rispetto l'idea balzana della persona in questione, ma "mors tua, vita mea". 
Se mi trovate a terra soccorretemi senza pietà, starnutitemi in faccia, contagiatemi con ciò che vi pare, ma per carità: se riuscite, salvatemi la vita. 
Giuro che mai vi denuncerò se, al mio risveglio, avrò il raffreddore. Soprattutto non vi chiederò certificati di sana e robusta costituzione!
Insomma: la vita di un essere umano, quando possibile, va salvata punto e basta. Credo nessuno di voi preferirebbe non essere soccorso (e di conseguenza rendere l'anima a mister satanasso) per il rischio di un qualsivoglia presunto contagio. 
Le cure mediche ormai ci permettono di sopravvivere decentemente a (quasi) qualunque cosa, quindi perché non farsi salvare la vita? 
Ah già da morti non si pagano tasse, direte voi. 
E invece no, anche da morti i vostri eredi dovranno pagare tasse e gabelle, quindi miei cari puristi dalle mani profumate di napisan, non venitemi a raccontare che per paura di essere contagiati da qualcosa, preferireste schiattare perché non vi credo.


Per l'immagine © Aventi diritto
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2 commenti:

  1. Potremmo anche capovolgere questa idiozia, e dire che il tizio soccorso deve dimostrare al soccorritore di non avere alcunché di contagioso, altrimenti... "nisba". Che ne dici? :D
    Ciao Tarlo, saluti a Valy :)

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    Risposte
    1. Carissima Giusy, concordo con il tuo pensiero, ma...
      se l'essere umano a cui prestare soccorso fosse in stato di incoscienza? Come potrebbe dimostrarci il suo stato di salute, ma soprattutto: se non volesse essere soccorso e poi ci denunciasse per avergli salvato la vita, magari affermando che in questo caso non vale il "silenzio assenso"?
      Naturalmente si scherza, ma ci sono persone che davvero ragionano in questo modo e sinceramente: non so se ridere o mettermi le mani in ciò che rimane dei miei capelli.
      Un abbraccio carissimo a te
      D.

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